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lunaria

Vita Mathildis

Donizone da Canossa, il biografo di Matilde di Canossa in “Vita Mathildis”, scritta tra il 1111 e il 1116, fa pronunciare alla gran Contessa, in un dialogo immaginario, le seguenti parole: “L’aure nostre e le selve, i monti e i nostri paesi, dove buone castagne e frutti pieni di dolcezza
mangiava. Sappi infatti che viene chiamata Marola da “Maronis aula” ancor oggi la selva ov’egli il gregge pasceva”. 
Donizone parla d’aure selve, cioè di boschi ariosi, pieni d’aria. Cristina Barbieri, ragionando sugli stessi territori matildici, a cui la serie Lunaris è dedicata, potrebbe
parlare d’aurea selva ovvero di bosco d’oro. La scala di grigi delle sue tele è infatti interrotta dall’incendio dell’oro, quasi a voler comunicare la preziosità di una storia antica, che è radice comune e tanto più forte nel sentire dell’artista. Larghe e piatte campiture che si sostanziano nell’azione del fare pittorico ed in questo Cristina è vicina al pittore nordamericano Jackson Pollock. La Barbieri stessa racconta che da bambina valicava ed esplorava quei luoghi che avevano visto le gesta di Matilde di Canossa e che oggi, attraverso la serie dei suoi quadri Lunaria, li ha fatti divenire geografie del cuore, espressioni vibranti sulla tela. In questa serie di dipinti la pittrice torna a battere il sentiero della sua infanzia, con visionarie peregrinazioni erranti attraverso il feudo di Matilde dove possiamo scorgere “La collina del Bianello”, titolo di un’opera, ricostruita dalla sua memoria e trasposta sulla tela tra gesto e colore. Cristina Barbieri ci porta nella sua cartografia interiore, guidata dalla luna piena in cui i paesaggi sorgono come per malìa, palpitanti, frutto di una gestualità dinamica, che traboccano da una
cornucopia d’antiche leggende. Come sappiamo l’informale non è tanto arte di rappresentazione mimetica della realtà bensì
espressione del sismografo interiore, che la nostra artista esprime telluricamente in un accorato tributo ad una donna insigne ed alla trasfigurazione dei suoi luoghi. Alla gran contessa, Matilde di Canossa, che ha saputo essere cangiante e mutevole come la luna ed
essere ad un tempo, politica, guerriera, amazzone, patrona delle Arti e donna egemone del suo tempo, è dedicato questo percorso pittorico.

Dott. Michele Medici
Storico dell’Arte

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